
Il Medioevo di Villasimius, dal Giudicato allo spopolamento
durante il Medioevo Villasimius, allora detta Carbonara, passò dal Giudicato di Cagliari a Pisa fino agli Aragonesi, che la concessero ai Carroz; purtroppo nemmeno le torri di avvistamento erette da Filippo II riuscirono ad evitare lo spopolamento del territorio che sarebbe durato per secoli
Se si parla di Villasimius durante il Medioevo, è opportuno
fare una prima precisazione: a quel tempo il nome del paese era Carbonara, toponimo che compare nei
documenti fin dal Duecento e che pare sia dovuto alla produzione di carbone
ricavato dagli alberi della zona. Inclusa fino al 1258 nel Giudicato di Cagliari, passò al Giudice di Gallura Giovanni
Visconti, ai Pisani e infine agli Aragonesi, che la concessero come feudo alla
famiglia Carroz. Nessuno dei suddetti riuscì però ad impedire il progressivo
spopolamento di Carbonara a causa delle frequenti incursioni dei predoni e delle
epidemie.
Per far fronte ai raid e a una paventata invasione saracena,
il re di Spagna Filippo II decise di
costruire un superbo sistema di fortezze e di torri di avvistamento, molte delle quali sono ancora oggi visibili
e visitabili e alcune sono state trasformate addirittura in musei. Esempio
lampante è la Fortezza Vecchia affacciata direttamente sul mare, risalente al tardo Cinquecento e tuttora ben
conservata, ma vanno menzionate anche quelle di isola dei Cavoli, di
Serpentara, Capo Boi, Porto Giunco.
Il paese sarebbe rimasto pressoché disabitato fino ai primi del XIX secolo, allorché venne ripopolato da alcune famiglie di pastori e di contadini. La situazione migliorò ulteriormente nel 1820, quando il marchese di Quirra concesse al generale Incani il territorio di Carbonara, che però non sarebbe diventato Villasimius fino al 1862.